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Papa Paolo VI è stato il 262º vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 21 giugno 1963 fino alla morte. Venerabile dal 20 dicembre 2012, dopo che papa Benedetto XVI ne aveva riconosciuto le virtù eroiche, è stato beatificato il 19 ottobre 2014 da papa Francesco e sarà canonizzato il 14 ottobre 2018 come ha ricordato Bergoglio la vigilia dell’anniversario della sua scomparsa, il 6 agosto del 1978: “Quarant’anni fa il beato papa Paolo VI stava vivendo le sue ultime ore su questa terra. Lo ricordiamo con tanta venerazione e gratitudine, in attesa della sua canonizzazione”, ha detto. “Dal cielo interceda per la Chiesa che tanto ha amato e per la pace nel mondo”, ha aggiunto chiedendo un applauso per “questo grande Papa della modernità”. Il 1978 fu l’anno dei Tre Papi in un’Italia da poco segnata dal delitto Moro: nell’arco di meno di due mesi, vide prima la scomparsa di Paolo VI, il Papa che aveva portato a termine il Concilio e negli anni successivi aveva duramente sofferto per tenere unita la Chiesa; poi il 26 agosto l’ascesa al soglio petrino di Giovanni Paolo I (Albino Luciani), il “Papa del sorriso”, che per vi rimase per soli 33 giorni, morendo del tutto inaspettatamente il 28 settembre; e infine – a chiusura di una fase di drammatica crisi per la cattolicità – l’elezione di Giovanni Paolo II, il polacco Karol Wojtyla, primo Papa straniero dopo oltre quattro secoli e mezzo e primo Papa proveniente da un Paese dell’Est a regime comunista. “L’anno dei tre Papi è stato l’anno dei tre padri”, ha commentato recentemente il segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, in una conferenza sull’argomento a Chioggia. E se, in un modo o in un altro, Montini, Luciani e Wojtyla, pur esprimendo caratteristiche diverse, hanno sintetizzato uno snodo nella vita del mondo e dell’Occidente, “tutti e tre – secondo Parolin – ci hanno educato ad amare Dio e ad amare i fratelli”. (RaiNews)